Carissimi amici de Il Portiere oggi abbiamo il piacere di intervistare Carmine Amato, preparatore dei portieri dell’Avellino.
Chi è Carmine Amato? Parlaci un po’ di te.
“Ciao ragazzi sono Carmine Amato e sono nato a San Vitaliano (NA). Ho 51 anni e calcisticamente sono cresciuto nelle giovanili dell’Avellino. Nella vita sono sposato e ho due figli che amo molto. Vivo di calcio da sempre ma nel tempo libero coltivo un’altra mia grande passione che è la caccia.”
Quando è nata la passione per il ruolo del portiere?
“Il ruolo del portiere è un ruolo speciale e mi ha sempre affascinato sin da piccolo.”
Oltre ad essere un grande preparatore hai avuto anche una carriera da portiere. Ci racconti dove hai mosso i tuoi primi passi e l’esperienza che ti ha emozionato di più?
“Come ho già detto precedentemente tutto è iniziato nelle giovanili dell’Avellino dove ho fatto tutta la trafila fino ad arrivare in prima squadra. Di emozioni forti ne ho avute tante, ma sicuramente la prima convocazione in serie A è la più significativa. Anche la salvezza in serie B raggiunta con l’Acireale ai calci di rigore contro il Pisa è stato un qualcosa che mi porto dentro con orgoglio. Quando si gioca a calcio è normale affrontare anche qualche stagione finita male però fa parte comunque del tuo bagaglio di esperienze che ti servirà per maturare.”
Quando e dove hai iniziato ad allenare?
La mia avventura da allenatore è iniziata nella primavera del Napoli, una bellissima esperienza durata due anni conclusa con la chiamata in prima squadra, dove sono stato per qualche mese. Successivamente sono andato a Melfi, Imola, Foggia, Arezzo, Benevento per poi fare ritorno ad Avellino.
Quest’anno sei l’allenatore dei portieri dell’Avellino, puoi dirci che rapporto hai con loro?
“Sono arrivato da poco ma grazie ai ragazzi si è instaurato subito un buon rapporto, fatto di rispetto reciproco. Una piccola famiglia nella famiglia.”
Cosa pretendi dai tuoi portieri in allenamento e in partita?
“Dai miei portieri esigo la massima partecipazione in tutte le proposte di allenamento accettando il confronto sulle varie tematiche. L’attenzione e la concentrazione non devono mai mancare ma è importante anche il divertimento. Il ruolo del portiere lo sappiamo è molto delicato e quando si gioca la posta in palio è molto alta, però bisogna pensare che è pur sempre uno sport e che lo stare bene psicologicamente aiuta ad esprimersi al meglio.”
Il tuo modo di allenare i portieri è molto differente tra le giovanili e le prime squadre?
“Sicuramente sì, sono due metodologie completamente diverse di lavoro, con una costruisci a piccoli passi il bagaglio tecnico che un portiere si porterà dietro nella sua carriera, con l’altra devi limare e consegnare al tuo allenatore un atleta pronto mentalmente e fisicamente alla competizione.”
Cosa vuol dire per te “essere un portiere”?
“Non c’è nessun altro termine, un portiere è un……portiere!”
Come inquadri il calcio nella tua vita attuale e futura?
“Il calcio è la mia vita, lo è stato e lo sarà spero ancora per tanti anni. Una vita senza l’odore dell’erba, senza l’adrenalina che ti da questo sport non so immaginarla.”
Conoscevi “Il Portiere” prima di questa intervista?
“Si lo conoscevo, e vi faccio i complimenti per la serietà con la quale portate avanti il vostro lavoro, inoltre ritengo sia utile per far comprendere ai ragazzi cosa vuol dire essere portiere!”
Grazie Carmine è stato un piacere.
“Grazie a voi, a presto!”
Vi segnalo matteo bonavolonta preparatore professionista ss Lazio under 16 preparatore portieri della nazionale trinidad tobago con Carolina morace e titolare della scuola portieri im-parando Academy collabora in Canada e America scuole portieri ecc ha nel Lazio molte scuole portieri ecc.
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