Salvatore Soviero è stato un portiere, non male tra i pali e difatti ha fatto una carriera non proprio piccola e povera, anzi risultava essere sempre una delle prime scelte tra i portieri professionisti, ma più per le doti tra i pali si è fatto conoscere per altre doti. Di carattere buono ma quando scattava la scintilla non ce ne era per nessuno, mettendo in risalto il ruolo del portiere come il più pazzo tra i ruoli. Sperando che se legga questo articolo possa risparmiarci, e non sfoghi tutto su di noi.
Sasà Soviero è l’idolo di tutti i portieri e non. Fisico imponente, (185 cm) sguardo da duro e un’innata predisposizione a cacciarsi nei guai. A suo modo, Salvatore Soviero, è un fuoriclasse. Nessuno riesce a farsi odiare e, allo stesso tempo, farsi voler bene come sa fare lui.
L’inizio delle sue “scorribande calcistiche” iniziano nel ’96, quando Soviero militava nella Fermana e, in un incontro contro il Giulianova, già fece vedere le sue doti da combattente nato. Quando si tratta di risse, ma soprattutto di difendere i compagni, non si tira certo indietro, e noi de Il Portiere chiameremo sicuramente lui qualora dovremmo trovare disguidi con qualche brutto ceffo, ed in quella partita di Serie C1, Soviero intervenne con irruenza nei confronti dell’allenatore del Giulianova. Un dirigente tentò di bloccarlo per fermare la sua ira, ma il portiere riuscì a scrollarselo di dosso con una mossa di kung-fu, facendolo catapultare da sopra la sua schiena, prendendosi un’espulsione.
La carriera di Soviero, nato a Nola, provincia di Napoli, è stata bella perché ha girato molte squadre, potendo vedere i bellissimi posti che le società delle città in cui ha giocato offrivano, ma la sua lingua madre, o meglio il dialetto, non lo ha mai dimenticato. Come nel 1999 quando riempì di insulti il guardalinee di quel match, nonostante quest’ultimo avesse ragione. Alle orecchie dell’Italia intera risultarono parole indecifrabili, come disse anche Caressa su Sky, difficili da capire, ed esilaranti sia per chi non conosce quel dialetto, vedendo un uomo arrabbiato che si agita, sia per chi quel dialetto lo conosce. Erano, per chi non lo sapesse, insulti in dialetto napoletano, che a detta di molti, è il miglior modo per far capire l’odio momentaneo che si ha per quella persona.
Altro punto cardine della sua carriera avvenne nella partita di Serie B tra Messina e Venezia nel 2004. Il portiere in questione giocava nelle file del Venezia. Una partita matta. Il Venezia vinceva 0-1, l’arbitro iniziò però ad espellere i giocatori della formazione veneta per presunti falli cattivi e non adeguati ad una partita di calcio (o forse sì, dipende dai punti di vista). Inizialmente Soviero, cosa importante, era d’accordo con le decisioni di Palanca, l’arbitro di quel match, poi la situazione degenera. A pochi minuti dalla fine del primo tempo la prima espulsione del match a Gaston Liendo, per un brutto intervento da dietro, e siamo ancora sullo 0-1 per il Venezia. Un rigore assegnato a favore del Messina al dieci minuti dalla fine del secondo tempo e sull’1-1, Palanca espelle Maldonado per proteste arrivando anche a mettere le mani addosso a quel giocatore che si precipitava verso il direttore di gara in un modo tutt’altro che amichevole. Soviero per adesso è ancora calmo e si astiene alla decisione dell’arbitro e tenta di calmare l’animo di Maldonado. Sul 2-1 per il Messina viene espulso anche l’allenatore del Venezia, Gregucci e tutto ciò fa scattare la rabbia di Soviero. Correndo verso la panchina avversaria, mentre si toglie i guanti, picchia fortemente qualunque gli capiti a tiro, compreso l’arbitro Palanca ed il giudice Laudi.Motivo dell’aggressione fu la non propria imparzialità dell’arbitro nei confronti del Venezia. Alla fine del match, che terminerà con 3 minuti di anticipo vedrà quattro espulsi del Venezia, incluso Soviero che prenderà 5 mesi di squalifica.
Altro episodio del portiere campano si verificò in Serie A, in pratica una gavetta sia per quanto riguarda la carriera ma anche per quanto riguarda il fair-play, mix perfetto. In un Juventus-Reggina del 2005, Soviero si rese protagonista di un insulto omofobo nei confronti di Del Piero, chiamandolo spudoramente “gay”, come per dire “non mi interessa chi sei, quello che fai e che tutti ti amano, io ho il desiderio di insultarti e ti chiamo gay”.
Ritiratosi dal calcio nel 2010, Soviero ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore, ed ora è CT della Palmese. Un mito, una leggenda, che chi non l’ha vissuto stenterà a crederci alle sue prodezze in campo. Un curriculum vitae pieno di follie, ma che ci ha fatto capire che il signor Soviero non scende a compromessi: se una cosa non gli sta bene lo dice, e soprattutto lo fa notare. Un personaggio che si è fatto amare nel bene e nel male, sperando che da allenatore possa avere più soddisfazioni di quante ne ha avute da calciatore, sempre con la rabbia in corpo pronta ad esplodere da un momento all’altro.
A cura di Simmaco Munno ed Alberto Biasella