Eugenio Lamanna: “Il ruolo del portiere è unico ma…”

Ciao portieri oggi vi proponiamo l’intervista realizzata a Eugenio Lamanna portiere del Genoa.

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Ciao Eugenio, grazie per aver accettato la nostra intervista. Raccontaci in breve la tua vita e quali sono le tue passioni fuori dal campo.

“Ciao, grazie a voi! La mia vita è molto semplice, sono un ragazzo molto legato alla famiglia e agli amici, la mia giornata ruota attorno al calcio che è la mia passione e anche la mia professione. Fuori dal campo mi piace molto leggere, viaggiare quando ho la possibilità e da poco mi sto avvicinando al Basket, uno sport che mi intriga.”

In un’intervista hai dichiarato che hai scelto di fare il portiere perché era il ruolo più richiesto è davvero così?

“Sì in parte sì, il ruolo del portiere è unico e affascinante ma è anche vero che non tutti sono disposti a farlo. Ma il motivo principale è mio fratello, quando eravamo piccoli finivo sempre per stare in porta quando giocavamo sotto casa, e così la decisione è arrivata quasi da sola. Quando ho iniziato avevo sei anni, prima di un allenamento i miei genitori con mio fratello mi hanno detto che se quello che volevo era giocare in porta, avrei dovuto dirlo all’allenatore. Così ho fatto e così ho iniziato.”

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A quale portiere ti sei ispirato per crescere quando eri piccolo?

“Sono fortunato perché sin da piccolo ho potuto ammirare tanti campioni. Gli italiani come Toldo, Marchegiani, Peruzzi, Pagliuca e ovviamente Buffon. Poi crescendo anche di altre scuole straniere come Julio Cesar e Dida. Sicuramente dimentico qualcuno, ma perché ho cercato sempre di guardare e osservare tutti.”

Prima di approdare in serie A con il Genoa militavi in serie D. Puoi spiegarci cosa si prova a passare da una realtà dilettantistica alla massima serie?

“È stato un bel salto, ma ho trovato persone bravissime che mi hanno aiutato ad inserirmi, sia a livello calcistico che a livello personale. Simone Braglia conosceva bene l’ambiente Genoa e me ne aveva parlato, poi grazie a Gianluca Spinelli in prima squadra, De Prà in primavera e stando a contatto con Rubinho e Scarpi è stato tutto più semplice. Li ringrazio perché mi hanno aiutato a crescere. Per il resto poi, ho solo pensato ad allenarmi bene e cosa fondamentale anche a godermi certi momenti.”

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A che punto della carriera pensi di essere maturato come portiere?

“In questo ruolo specialmente, non si finisce mai di crescere e imparare. Bisogna essere convinti e gioire dei propri miglioramenti, ma dall’altro lato sapere che bisogna sempre cercare di imparare. La maturazione infine, arriva con l’esperienza e il duro lavoro, ma anche sotto quell’aspetto non si è mai arrivati a mio parere.”

Quali consigli ti senti di dare ai portieri che vogliono fare di questo ruolo un vero e proprio lavoro?

“Il mio consiglio è quello di allenarsi con passione, avere fame di imparare e non assillarsi troppo per quello che sarà. Il futuro potrebbe rivelarsi bello solo se nel presente ci si pone come unico obbiettivo quello di migliorare. Il pensiero del futuro non deve diventare dannoso e non deve togliere mai energie per il lavoro. Sono frasi banali ma è la semplice verità per me.”

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Secondo te un portiere cresce solo giocando oppure allenandosi giorno per giorno?

“La partita a volte ti mette di fronte a situazioni che in allenamento non sempre puoi “simulare”, ma senza allenamento non potrai mai essere pronto per la gara, sia a livello tecnico che fisico. In maniere diverse, sono fondamentali tutti e due per crescere.”

Quest’anno hai vissuto una stagione da protagonista con il Genoa. Parando il rigore a Candreva di fronte ai tuoi tifosi hai portato alla vittoria la tua squadra, cosa hai provato in quegli attimi?

“Sono stati attimi intensi, per noi dopo una partita giocata così bene, dopo tanti alti e bassi durante il girone di ritorno, sarebbe stato un peccato subire gol. Ma vedere l’emozione a fine partita di compagni parenti e di tutti i presenti è stato qualcosa che mi terrò dentro sempre.”

Genoa CFC v FC Internazionale - Serie A

Cosa vuol dire per te “essere un portiere”?

“Vuol dire fare un ruolo speciale, nel bene e nel male. Questo penso possa essere già un orgoglio per chiunque voglia farlo. Si è unici, con molte responsabilità. Per questo è molto affascinante.”

Conoscevi “Il Portiere” prima di questa intervista?

“Sinceramente non vi conoscevo, ma sono contento che ci siano persone come voi che cercano di spiegare e mettere in luce aspetti particolari del portiere. Quindi grazie anche per avermi dato la possibilità di dire la mia. Ciao!”

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