Gustavo Piñero: “Bisogna puntare solo al rendimento del portiere!”

Ciao portieroni oggi Il Portiere vi porta alla scoperta di uno dei più interessanti preparatori di portieri ovvero Gustavo Pinero che ci racconta la sua vita e la sua carriera in giro tra le squadre di tutto il mondo latino, specialmente in Sudamerica, ma anche in Italia… Ecco di seguito la sua intervista:

Ciao Gustavo raccontaci in breve la tua vita e chi è Gustavo Pinero fuori dal rettangolo di gioco!

“Ciao a tutti, mi chiamo Gustavo Piñero sono nato il primo gennaio del 1963 a La Plata, provincia di Buenos Aires, in Argentina. Ho studiato medicina fino al quarto anno e questo mi ha aiutato in ciò che oggi è la mia carriera e mi appassiona. Per quanto riguarda la mia famiglia mi sono sposato per la seconda volta con una mia ex compagna di scuola superiore, che ho ritrovato 30 anni dopo…Marisa. Ho due figlie, Agostina e Camila, di 27 e 22 anni, che sono la mia vita e mi accompagnano nella mia passione per il calcio. Mi piacciono il cinema e la buona musica. Il mio idolo è Rod Stewart.”

Quando hai capito che fare il portiere era il tuo destino?

“Il ruolo del portiere mi è sempre piaciuto, la sua divisa e la personalità distinta mi ha sempre affascinato. Difendo la porta da quando ero piccolino perché questo ruolo l’ho sempre sentito mio. Non sono diventato un gran portiere, però mi sono preparato e allenato per cercare di essere un buon allenatore. Non so se ci sono riuscito, ma la mia storia dimostra che io ci abbia provato e che abbia lavorato accanto a grandi CT.”

Quando hai capito che la carriera da allenatore sarebbe stata molto più proficua?

“Mentre giocavo in Perù notai che c’erano allenatori di portieri e in Argentina no… perciò quando smisi di giocare mi dedicai appieno a questa professione.

Sono stato senza dubbio, al di là dell’età, il primo allenatore di portieri dell’Argentina e da allora ho cercato di migliorare e nobilitare questo lavoro. Ho lavorato al Gimnasia con Carlos Griguol e Gregorio Perez, nel Racing Club per dieci anni… con Simeone, Rivarola, Costas, Vivas, Mico e altri allenatori ancora. Venni convocato per lavorare insieme a Diego Armando Maradona e lavorai con lui nel mondiale del Sudafrica del 2010, tornai al Racing come coordinatore dei portieri e dopo partii per Atlas de Guadalajara in Messico per due anni e mezzo.

Al mio ritorno, Martino mi convocò di nuovo per partecipare alla selezione. E lì andai ancora avanti… con due Coppa America, un’Olimpiade e adesso nel Sudamericano Under 20.”

Da quanti anni alleni portieri? E come si diventa un preparatore di un certo livello come te?

“Sono trascorsi già ventidue anni da quando ho iniziato ad allenare. Per migliorare cercavo informazioni e compravo videocassette e libri su tutto ciò che poteva esserci sui portieri, studiavo e ne traevo le mie conclusioni. Inoltre copiavo e adattavo ciò che vedevo a ciò che mi serviva.”

Adesso oltre ad allenare hai anche delle scuole per portieri?

“Si oltre ad allenare adesso gestisco la mia accademia a Buenos Aires e gli altri tre franchising dell’Accademia Gustavo Piñero in Messico. Giro molti paesi del mondo dove svolgo consulenze, colloqui e campus.”

Qual è la tua filosofia di allenamento?

“La mia filosofia di allenamento si basa sul saper adoperare un buon metodo: coerente e senza vendere il lavoro di allenatore, ma puntando solo al rendimento del portiere. Ammiro e difendo fortemente il lavoro sulla tecnica fatta dagli allenatori italiani, di chi la ottiene pur non possedendo grandi capacità. Ho sempre condiviso la grinta degli spagnoli, la fisicità dei tedeschi e il rispetto del lavoro analitico degli inglesi.

Tutto questo va a formare la mia strategia di lavoro, adattata alla particolarità dei giocatori che alleno. Ho appreso tantissime cose e credo nella mia strategia.”

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Cosa pretendi dai tuoi portieri in allenamento e in partita?

“Nelle partite e negli allenamenti pretendo che i miei giocatori siano professionisti, lavoratori e che si divertano… perché al di là di tutto il calcio è un gioco.”

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C’è differenza tra preparare portieri di club da quelli di una nazionale?

“C’è una differenza di qualità tra i portieri di un club e quelli di nazionale, perché generalmente sono di un certo livello. Il lavoro è diverso perché il tempo che abbiamo è poco per correggere e migliorare ciò che vediamo nei giocatori della nazionale, mentre in un club tutti i giorni si può lavorare costantemente.

Sergio Chiquito Romero lo allenai dai 15 ai 19 anni. Non riuscii più ad avere un lavoro stabile con lui ma lo continuo a considerare uno tra i migliori portieri del mondo.”

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In Sud America il ruolo del portiere è preso in considerazione come in Europa?

“Il ruolo del portiere è uguale in tutto il mondo. Oggi in Sudamerica si pretende che sia più un giocatore di squadra e che partecipi al gioco, ma soprattutto che sia un sostegno.”

Cosa vuol dire per te “essere un portiere”?

“Essere portiere significa responsabilità, temperamento, voglia di giocare, sacrificio e voglia di migliorare.”

Conoscevi “Il Portiere” prima di questa intervista?

“Sono spesso in contatto con preparatori di portieri italiani e sia grazie a loro che alla mia costante ricerca di informazioni, ho conosciuto il portiere.net. Faccio i miei complimenti ad Alberto Biasella per il lavoro che sta svolgendo per il nostro bellissimo ruolo.”

Grazie Gustavo!

“Grazie a te Alberto, un abbraccio!”

 

 

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