Il Portiere ha intervistato Mario Capece, preparatore dei portieri dall’esperienza internazionale.
Ciao Mario! Parlaci un po’ di te.
Ciao, sono nato a Picerno, paese in provincia di Potenza. Sono una persona come tante altre, che ha fatto di una passione una splendida realtà. Proprio dal mio paese ho iniziato a coltivare la passione di preparatore, prima di approdare a Lagonegro, sempre in Basilicata. Da lì sono andato a Sorrento in Serie”D” per 6 anni fino alla conquista della “Serie C1”, la città costiera per me è stato il vero trampolino di lancio e devo tanto al Presidente Antonino Castellano che insieme a tutto lo staff societario ha sempre creduto in me. Poi tanto girovagare in “Lega Pro” in club come la Biellese, Sud Tirol, Ivrea, Canavese e la Virtus Entella con la storica promozione in “Serie B” ed attualmente sono al Partizani Tirana in Superliga Albanese. Inoltre la federazione albanese mi ha onorato di un incarico prestigioso, dal prossimo Novembre farò un corso a tutti i preparatori professionisti sulla metodologia di lavoro dello sviluppo del portiere. Ho avuto la fortuna di girare tanto attraverso un progetto personale “Vita da Numeri Uno Project” (Tunisia, Lybia, Federazione calcio Quebec Canada, Florida, New Jersey, Liberia) che consiste nel proporre le mie idee di lavoro in funzione della realtà di cui sono ospite, con confronti con i loro preparatori prima, e poi con i portieri del club o del college di cui sono ospite in campo con stage. Un’ altra esperienza importante è stata la stagione 2012-2013 con l’Academy Milan a Sydney in Australia. Come hobby oltre a quello di viaggiare, mi piace molto leggere, tra i miei preferiti Bambarèn, ascolto tanta musica e mi piace cantare, mi aiuta a rilassarmi. Nel girare tanto ho colto l’occasione anche di studiare ed approfondire tutte le religioni per fare in modo che in ogni paese io fossi a conoscenza delle loro abitudini ed essere di conseguenza a mio agio e rispettare la loro cultura. Una grande passione è la scrittura, mi piace scrivere tutto ciò che vivo come un diario personale.
Cosa si prova ad allenare portieri come Mirante e Marchetti? Oggi portieri che sono in serie A e nel giro della nazionale.
Antonio e Federico sono sempre un punto di riferimento per me, oltre alla fortuna di averli allenati, si è instaurato un ottimo rapporto di amicizia con cui confrontarsi sulle mie idee di lavoro ed ascoltare le loro esperienze dirette. Ma ho un ottimo rapporto con tutti i ragazzi che ho allenato come Seculin, Pellizzoli e tanti altri, perchè credo che oltre al lavoro che si svolge insieme deve rimanere la persona.
Quest’anno hai allenato i portieri del Partizani Tirana (Serie A-Albania)… Come giudichi il campionato?
Un campionato che è in crescita, c’è tanto entusiasmo nel paese, stadi pieni e tifo passionale. È molto fisico ma ogni club ha i giocatori di attacco con grande tecnica. I portieri hanno la cultura del lavoro e grande disponibilità nel crescere e confrontarsi. Il nostro portiere titolare Alban Hoxha è il secondo di Berisha agli Europei con la nazionale, ed un giovanissimo talento classe 1998 di cui sentiremo parlare Dajsinani.
Cosa pretendi dai tuoi portieri in allenamento e in partita?
Più che pretendere ai miei portieri chiedo di avere ogni giorno un nuovo obiettivo da raggiungere, di essere esigenti con loro stessi ma nello stesso tempo non farsi fregare dall’ansia di raggiungerlo nell’immediato. Ogni giorno deve essere usato per aggiungere un tassello importante alla loro crescita. Allenarsi con intensità ma con grande lucidità mentale che gli permetta di allenare il potere decisionale. In gara devono cercare la prestazione attraverso la preparazione al match, non devono pensare che solo nel minuto prima della gara si è pronti, ma giorno dopo giorno si lavora per essere pronti davvero a giocarsela.
Cosa vuol dire per te essere un portiere?
Portiere lo si è nell’animo, nella cultura del sacrificio e nella consapevolezza di essere sempre sotto esame per la visibilità del ruolo ma, con la grande forza di estraniarsi ed essere sempre lucidi nell’essere padroni delle loro qualità. A livello tecnico il vero portiere, per quando mi riguarda, è colui che fa dell’errore non una scusante esterna ma una concreta possibilità di volersi migliorare.
Come inquadri il calcio nella tua vita attuale e futura?
Il calcio è parte integrante della mia vita, ma riesco a staccarmi da essa, e dedicare tempo, anche se non è molto, alle altre mie passioni, alla famiglia e agli amici veri. In un futuro vorrei realizzare alcuni miei progetti che mi porteranno fuori dai club professionistici, per lavorare in giro per il mondo e portare la mia esperienza, ma soprattutto cercare di essere al fianco di ragazzi che non hanno avuto mai la concreta occasione di parlare e vivere di sport.
Conoscevi “Il Portiere” prima di questa intervista?
Si a dire il vero grazie a tanti miei allievi che la seguono. Ottimo lavoro e punto di appoggio per tanti nostri giovani numeri uno. Complimenti.
Grazie Mario!
a cura di Alberto Biasella